TRASCINATO SULLA VIA DEL DISONORE

All’Alpe Adria Puppet Festival torna anche quest’anno Claudio Montagna, considerato uno dei padri nobili della grande stagione degli anni ’70 dell’animazione teatrale e dell’uso del linguaggio teatrale in contesti sociali e di disagio. 

Autore, attore e regista, tra i fondatori del Teatro dell’Angolo di Torino, e oggi direttore artistico di Teatro e Società, Montagna prosegue nella sua proposta dell’originale Teatro da Tavolo, in cui abbina la fine drammaturgia supportata dal fascino della parola a figurazioni semplici ma evocative. 

Claudio Montagna, da più di 40 anni indaga e si relaziona con il mondo dei giovani, proponendo spettacoli, progetti di animazione, laboratori. Nel contempo, collabora con la Cattedra di Sociologia del Diritto del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino per progetti teatrali nell’ambito della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. 

Trascinato sulla via del disonore. Torino 1918: Nello, diciottenne complice di un assassinio, scrive una lettera dal carcere per chiedere perdono ai figli della vittima. Ottantaquattro pagine per tentar di recuperare almeno la dignità perduta, sono il racconto di una breve esistenza soltanto illuminata da una istantanea storia d’amore; per il resto, oscura, tentata e traviata, secondo l’autore, dalle cattive compagnie: “Sento nell’animo mio una voce: Pentiti ma non affliggerti, sventurato tu fosti ma non scellerato. Trascinato fosti sulla via del disonore e del delitto da perfide creature.” 

La lettera si trova negli archivi del museo Lombroso di Torino, non si sa se sia servita o no al suo scopo.  Di Nello non si sa più niente.

IL TEATRO DA TAVOLO  

Una forma di spettacolo “controcorrente”, per un pubblico di massimo 30/40 persone a replica, in cui l’autore è seduto davanti al suo computer portatile che gli fa da “gobbo” e da console musicale. Il coperchio sollevato del computer viene invece utilizzato da fondale per i disegni, per gli oggetti e le figure che agiscono nell’interpretare e commentare quello che viene raccontato. 

Una scelta di artigianato teatrale, dove gli spettatori si sentono destinatari unici, protagonisti del rito a cui partecipano. Questo modo di fare teatro è un’intensa esperienza di relazione; un fruire tra pochi di una rappresentazione, come fosse un privilegio in un’epoca dove ogni produzione artistica si replica all’infinito su scala globale.

Un lavoro capace di prendere per mano lo spettatore e trasportarlo in una dimensione di scoperta e riflessione. Anche perché il racconto a voce ci riporta alle tradizioni orali che si perdono nel tempo. E ogni parola scava un percorso che scende sempre più in profondità dentro di noi creando un mondo fatto di suoni, immagini, suggestioni, memorie sepolte da generazioni.

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